Quando ci si informa su come diventare un agente immobiliare di tutto rispetto, il primo consiglio che si riceve è quello di ottenere il patentino. Ma, pezzi di carta a parte, per essere un buon agente immobiliare è necessaria un’attitudine particolare: quella che ti permette di trasformare il tuo vissuto personale in qualcosa di utile per la professione, anche quando queste esperienze sembrano lontanissime dal mondo del settore immobiliare!
È da più di 25 anni che svolgo questo mestiere, ma anche le mie passioni e le mie attività precedenti sono state molto utili per diventare quello che sono oggi. Del resto nessuno nasce agente immobiliare… Addirittura io cominciai la mia vita lavorativa in tutt’altro ambiente: l’oreficeria! Ed è partendo da una carriera così diversa che cominciai a prendere confidenza con alcune buone qualità che fanno comodo anche ad un agente immobiliare…
Saper prendere decisioni
Una dote che un agente immobiliare dovrebbe avere è saper prendere decisioni ferme o, meglio, aiutare le altre persone a prendere la decisione migliore per loro.
Una delle decisioni più importanti della mia vita la feci a 17 anni, quando decisi di non proseguire più gli studi. Mio padre non reagì molto bene ma, preso il toro per le corna, mi disse: “Non c’è problema, ma se non vuoi studiare vai a lavorare: di certo non puoi permetterti di fare il figlio di papà!”
Probabilmente era convinto che avrei desistito… Ma si sbagliava!
Come primo lavoro andai a fare il garzone da un amico di mio padre che aveva un laboratorio orafo. Da lì diventai un operaio e iniziai a covare un primo obiettivo: diventare un bravo artigiano.
Prima, però, dovevo vivere un’altra fase della mia vita: il servizio militare.
Saper correre qualche rischio
Durante il servizio militare entrai a far parte nel 5° Battaglione Paracadutisti El Alamein, anche se inizialmente non era destino che ne facessi parte: infatti a 15 anni mi ero rotto un dito giocando a pallacanestro, cosa che avrebbe dovuto escludermi dai paracadutisti per sempre. A volte però si può sforzare il destino: bastano un po’ di coraggio e… qualche giorno in cella di rigore!
Quando arrivò il momento di iniziare il servizio militare, “misteriosamente” la mia cartella medica sparì (o meglio, la feci sparire) e per questo ripetei la visita medica, nascondendo accuratamente il mio mignolo sbilenco. Così potei diventare volontario dei paracadutisti e, dopo il corso, iniziarono dieci mesi meravigliosi nel corpo operativo sotto il segno della Folgore.
Durante questi mesi imparai altri valori che mi sarebbero stati utili più avanti: la disciplina, il duro lavoro e l’allenamento, ma anche la condivisione e il sapersi creare dei compagni di viaggio con i quali chiacchierare e confrontarsi. Certo, appresi anche qualche nozione di guerra e di guerriglia urbana, sperando di non doverle mai sfruttare… Ma soprattutto la cosa più preziosa che ho vissuto fu l’emozione di lanciarsi da un aereo a 500 metri di altezza e ad una velocità di 200 km/orari, passando da un frastuono assordante al silenzio più totale, con solo il leggero fruscio dell’aria nel paracadute… Emozione pura!
Credo che aver fatto il militare nei paracadutisti sia stato utile a formare una parte importante del mio carattere, così come tutti gli sport che ho praticato e i brevetti conseguiti. Non sono mai stato un campione in una disciplina in particolare, devo ammetterlo, ma so praticare quasi tutti gli sport (uniche eccezioni: il calcio e la subacquea).
Saper aiutare al momento giusto
Ma torniamo al laboratorio orafo a cui accennavo poco fa…
Con il tempo diedi forma ad una piccola produzione di oggetti di oreficeria: era diventato non solo il mio lavoro, ma anche la mia passione. Per campare, però, facevo anche riparazioni: era divertente servire le sciurette, saldare una collanina, mettere a misura un anello di fidanzamento che non calzava più perché l’anulare della sposina, dopo dieci anni, era diventato cicciottello… Insomma, mi sentivo davvero utile a risolvere questi piccoli problemi e il mio lavoro mi piaceva molto!
Saper cambiare la propria visione del mondo
All’epoca, avevo una ventina d’anni, ero convinto che il Lavoro con la “L” maiuscola fosse solo quello che prevedeva la produzione di qualcosa: oggetti, cibo, nel mio caso gioielli… Devo dire che denigravo il mondo dei servizi: probabilmente ero troppo giovane per capirne l’importanza. Era troppo presto, per me, anche comprendere la complessa catena di mansioni necessarie per mantenere quotidianamente una società composta da milioni di individui.
Solo dopo tanti anni mi resi conto di quanto si possa crescere professionalmente nel terziario e di quante belle esperienze è possibile fare tesoro, aiutando le persone nei loro percorsi in maniera più decisiva di un bell’oggetto d’oro.
Saper raggiungere l’obiettivo
Nel frattempo mi resi conto di non avere nemmeno un titolo di studio, cosa che non era decisamente da me. Mi iscrissi quindi alla scuola serale per geometri e, recuperati in tre anni gli studi, mi diplomai a pieni voti guadagnandomi finalmente il titolo di Geometra! Può sembrare niente, ma in realtà le persone (soprattutto quelle anziane) hanno sempre preferito chiamarmi con il titolo, perché credo sembrasse una garanzia di professionalità ed esperienza.
Devo dire che sono sempre stato un appassionato di case e progetti, anche grazie al mio amico Matteo che, quando eravamo giovani, studiava architettura. Ci confrontavamo sempre e lui mi raccontava tante cose che vedeva in università, anche quando andò in Erasmus a Parigi. Mi spiegava anche il lato artistico della materia, non solo quella tecnica che poi avrei imparato per diventare geometra. Tra l’altro sono veramente contento che, in tutti questi anni, io e Matteo siamo rimasti amici fraterni: avevamo fatto insieme i boy scout e anni dopo, all’età di 52 anni, abbiamo cominciato a lavorare a Milano su progetti immobiliari.
Saper andare controcorrente
Tornando a noi, da orefice lavoravo tante ore al giorno, sabati e domeniche compresi, ma dal 1992 (l’anno di Tangentopoli) il mondo dell’oreficeria aveva rallentato parecchio e una crisi generale aveva instillato un malumore generale. Era il momento giusto per cambiare prospettive!
Un giorno, alcuni signori che avevo conosciuto mi domandarono: “Vuoi fare un mestiere dove si lavora poco e si guadagna tanto?”
Ero giovane, ma non per questo stupido: sapevo che non era vero, ma ci sono dei momenti nella vita in cui le scelte non sono razionali… Mi sembrò di sentire un richiamo!
Nel 1996 iniziò la mia nuova avventura come agente immobiliare. A quei tempi sembrò un disonore! I miei amici lavoratori mi prendevano in giro e quelli che studiavano mi denigravano: tutti mi davano spacciato in sei mesi!
Ebbi però un maestro a guidarmi: il grande Paolo Bellini, che mi fece un giorno di corso pratico per strada. Mi portò a raccogliere informazioni, camminare, suonare campanelli e parlare con le persone. L’obiettivo era quello di risultare simpatico ai proprietari di appartamento che volevano vendere o affittare.
Devo dire che la mia fortuna è stata quella di iniziare questo lavoro in un ufficio a San Babila. Mi presentavo bene: giovane, educato e ben vestito, aiutato dalla fortuna di avere un nonno sarto che mi preparava gli abiti su misura (non erano all’ultima moda, ma servivano allo scopo!), cosa che mi distingueva dai ragazzi della mia età. Probabilmente ho goduto della simpatia di alcune persone proprio perché ero un po’ fuori dagli schemi rispetto ai miei coetanei: vestivo classico, mi intendevo di gioielli e automobili, avevo un brevetto di volo e andavo a cavallo. Nel 1996, poi, avevo già un figlio di cinque anni!
Ultimo ma non ultimo: saper essere curiosi
Dopo tutti questi anni, credo che una dote utile in qualsiasi campo sia la curiosità, oltre alla voglia di imparare un po’ di tutto, un po’ da tutti. Per questo devo sempre ringraziare coloro che sono stati disponibili a darmi tutte le informazioni di cui ero assetato.
Questa capacità mi ha aiutato ad essere versatile e mettermi sempre in gioco, anche con persone molto diverse tra loro.
Per riassumere: le doti di un buon agente immobiliare
Per essere un buon agente immobiliare, uno di quelli di cui le persone riescono a fidarsi, è certo buona cosa ottenere il patentino e avere quel pacchetto di skills che tutti consigliano (costruirsi una propria rete di contatti, gestire al meglio il proprio tempo, avere fiducia in se stessi, essere un professionista trasparente, ecc…), ma ogni agente può contare anche sulle proprie esperienze personali, quelle che lo distinguono davvero da tutti gli altri. Quello che ho scritto ora, dell’oreficeria al paracadutismo, potrebbe sembrare non inerente al mio lavoro, ma in realtà mi ha permesso di acquisire capacità che uso quotidianamente:
- Saper prendere decisioni
- Saper correre qualche rischio
- Saper aiutare al momento giusto
- Saper cambiare la propria visione del mondo
- Saper raggiungere l’obiettivo
- Saper andare controcorrente
- Saper essere curiosi
La prova del nove? Per saper riconoscere un agente immobiliare che sa fare bene il suo mestiere, è fondamentale avere un primo contatto con lui e incontrarlo di persona o, come primissimo step, almeno scrivergli o sentirlo al telefono.
Hai un immobile da vendere o affittare?
Che tu preferisca una chiamata, una mail o un primo feedback sui social, rimango a tua disposizione per un primo incontro!
Giovanni Lugli
agente immobiliare
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